Agosto 6, 2025

L’intelligenza artificiale nei percorsi di prevenzione

AI prevenzione

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La vecchia massima “prevenire è meglio che curare” è oggi più attuale che mai. La prevenzione rappresenta infatti la strategia chiave per mantenere la popolazione in salute e garantire la sostenibilità del sistema sanitario nel lungo periodo. Investire in prevenzione significa ridurre l’incidenza delle malattie e le loro complicanze, migliorando la qualità di vita dei cittadini e alleggerendo al contempo i costi e il carico sulle strutture sanitarie. Ad esempio, nel campo oncologico si stima che adottare comportamenti salutari e aderire ai programmi di screening possa evitare fino al 40% dei nuovi casi di tumore e il 50% delle morti correlate. Tuttavia, rendere la prevenzione una realtà efficace per tutti non è banale: richiede un impegno costante da parte degli individui (e delle istituzioni), nuove metodologie organizzative e l’ausilio di tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale (IA). 

Il valore della prevenzione e i diversi livelli preventivi 

La prevenzione è in generale l’insieme delle misure volte a evitare o attenuare l’impatto delle malattie prima che causino danni gravi. In sanità si distinguono classicamente tre livelli di prevenzione: 

  • Prevenzione primaria: mirata a evitare l’insorgere di una malattia, agendo sui fattori di rischio modificabili (es. promuovere stili di vita sani, vaccinazioni, educazione sanitaria). 
  • Prevenzione secondaria: volta a individuare precocemente una patologia già iniziata, tramite screening e controlli periodici, così da curarla sul nascere e prevenire complicanze gravi. 
  • Prevenzione terziaria: rivolta a chi ha già sofferto di una certa malattia, per prevenirne le recidive o le complicanze (ad esempio programmi di riabilitazione e controlli post-terapia). 

Ognuno di questi livelli è fondamentale per un sistema sanitario efficace: la primaria evita nuovi casi, la secondaria limita la progressione delle malattie silenti, la terziaria migliora la prognosi dei pazienti cronici. Eppure, gran parte delle risorse sanitarie è tuttora assorbita dalla cura di persone già malate, mentre alla prevenzione viene destinata una quota relativamente minore. In un contesto di invecchiamento della popolazione e aumento delle malattie croniche, questa tendenza non è più sostenibile. I costi sanitari sono in crescita continua e risulta necessario “ammalarsi di meno” attraverso politiche preventive mirate (quotidianosanita.it). Diversi dati confermano che puntare sulla prevenzione porta benefici economici tangibili: è stato calcolato ad esempio che aumentare anche solo dell’1% la quota di popolazione fisicamente attiva farebbe risparmiare circa 80 milioni di euro l’anno di spesa sanitaria. In altre parole, investire oggi in prevenzione (in campagne educative, screening, stili di vita sani) consente di evitare domani costosi ricoveri, interventi e terapie, rendendo il Servizio Sanitario Nazionale più sostenibile. 

Engagement, empowerment e aderenza: i pilastri dei percorsi preventivi 

Iniziative di prevenzione efficaci non possono prescindere dal coinvolgimento attivo dei cittadini. In quest’ottica si parla di engagement ed empowerment del paziente: due concetti complementari che rappresentano veri pilastri per il successo di qualsiasi percorso preventivo. L’engagement (coinvolgimento) comprende le strategie per attivare la partecipazione del paziente alla gestione della propria salute, aumentando la consapevolezza e motivandolo a seguire regolarmente le raccomandazioni mediche. L’empowerment (responsabilizzazione) indica invece il processo di conferire alle persone conoscenze, strumenti e autonomia decisionale affinché possano prendersi cura di sé in modo informato. Un paziente ingaggiato e responsabilizzato non è più un destinatario passivo delle cure, ma diventa protagonista attivo e consapevole del proprio benessere. Ciò si traduce anche in una maggiore aderenza alle indicazioni di prevenzione e terapia: una persona coinvolta e informata sarà più propensa a seguire con costanza uno stile di vita sano, ad assumere i farmaci prescritti e a presentarsi ai controlli di screening nei tempi consigliati. 

Non a caso, trascurare engagement ed empowerment ha effetti negativi misurabili: minor soddisfazione dei pazienti, più ospedalizzazioni evitabili e un impatto economico maggiore per il sistema. Al contrario, la maggioranza dei pazienti stessi ritiene che essere coinvolti attivamente nel proprio percorso di cura migliori gli esiti di salute. In ambito clinico, la scarsa aderenza alle terapie preventive e farmacologiche costituisce un problema enorme: si stima che essa costi al Servizio Sanitario Nazionale italiano circa 2 miliardi di euro ogni anno in aggravamenti e complicanze che si sarebbero potuti evitare (sanitainformazione.it). Basterebbe aumentare l’aderenza del 15% per ridurre i costi assistenziali di circa 300 milioni di euro, senza contare i benefici sociali (minori assenze lavorative per malattia, maggiore produttività) correlati a una popolazione più sana. Diventa quindi evidente che engagement, empowerment e aderenza non sono slogan, ma componenti essenziali di una prevenzione di successo, in grado di salvare vite e risorse. 

L’Intelligenza Artificiale come alleato per una prevenzione più efficiente e scalabile 

Ridurre l’incidenza delle malattie attraverso la prevenzione su larga scala presenta sfide operative notevoli: come raggiungere milioni di cittadini con messaggi personalizzati? Come monitorare nel tempo l’adesione di ciascuno ai programmi preventivi? E come alleggerire il lavoro degli operatori sanitari impegnati in queste attività di sorveglianza della salute pubblica? In questo contesto, l’intelligenza artificiale offre strumenti inediti per rendere la prevenzione più scalabile (applicabile su vasta scala) ed efficiente dal punto di vista operativo. Grazie all’IA è possibile automatizzare molte attività ripetitive e di monitoraggio, permettendo al personale sanitario di dedicare più tempo alle cure dirette e strategiche. In un recente rapporto l’OCSE ha stimato che l’automazione intelligente potrebbe ridurre del 10-30% gli oneri amministrativi in sanità: un dato che fa intuire il potenziale risparmio di tempo e risorse se questi sistemi venissero applicati ai programmi di prevenzione (per esempio nel gestire recall, prenotazioni di screening, elaborazione di dati clinici, etc.). Le principali applicazioni dell’IA a supporto della prevenzione includono: 

  • Analisi predittiva e stratificazione del rischio: algoritmi di machine learning possono analizzare le banche dati sanitarie (anamnesi, fattori genetici, esami, stili di vita) e identificare i soggetti a più alto rischio per determinate patologie, suggerendo interventi preventivi mirati. Questo permette di stratificare la popolazione in base al rischio e di offrire percorsi personalizzati, concentrando gli sforzi dove c’è più bisogno. 
  • Automazione di notifiche e richiami: chatbot e sistemi automatizzati possono inviare promemoria personalizzati ai pazienti, ricordando ad esempio di effettuare un controllo periodico o di assumere un farmaco. Queste piattaforme comunicative multi-canale (SMS, email, app) mantengono alta l’attenzione sul proprio stato di salute e migliorano l’aderenza, senza richiedere l’intervento continuo di medici o infermieri. Studi indicano che l’uso di IA per supportare i pazienti in questo modo può aumentare l’aderenza terapeutica fino al 20%, con benefici tangibili sugli esiti clinici (fino a +40% qualità di vita e +20% sopravvivenza grazie al miglior controllo della malattia). 
  • Monitoraggio remoto intelligente: nel campo della telemedicina, l’IA consente di sorvegliare a distanza parametri clinici e comportamenti dei pazienti, individuando automaticamente segnali di allarme. Sensori e dispositivi indossabili possono raccogliere dati quotidiani (frequenza cardiaca, attività fisica, glicemia, pressione, qualità del sonno…) che algoritmi intelligenti analizzano in tempo reale, allertando il personale sanitario solo se vengono rilevati valori anomali o trend preoccupanti. Questo approccio allevia l’onere per medici e infermieri, che non devono controllare manualmente centinaia di tracciati, e garantisce interventi tempestivi appena si manifestano segni precoci di peggioramento. 
  • Supporto decisionale e operatività standardizzata: l’IA può fornire sia ai medici che ai cittadini raccomandazioni basate su evidenze aggiornate e sul profilo individuale. Ad esempio, un sistema intelligente può ricordare al medico quali esami di screening proporre a un paziente in base alla sua età, storia familiare e fattori di rischio, oppure suggerire al cittadino quali cambiamenti nello stile di vita avrebbero maggior impatto positivo sul suo stato di salute. In ambito clinico, algoritmi già oggi aiutano a controllare l’appropriatezza delle prescrizioni rispetto alle linee guida, segnalando ad esempio interazioni farmacologiche rischiose o la necessità di esami di follow-up. Questo tipo di assistenza digitale riduce sia gli errori che le omissioni, migliorando la qualità complessiva dei percorsi preventivi e di cura. 
  • Diagnosi precoce con AI avanzata: in alcuni settori, l’intelligenza artificiale sta dimostrando capacità notevoli nell’identificare precocemente segni di malattia che potrebbero sfuggire all’occhio umano. Un esempio è l’analisi di immagini diagnostiche: algoritmi di visione artificiale applicati a radiografie, TAC o esami istologici possono rilevare lesioni sospette in fase iniziale, coadiuvando i clinici nello scoprire patologie allo stadio precoce. Ciò è particolarmente utile negli screening di massa (come mammografie o colonscopie): un recente studio ha evidenziato che l’impiego di software di IA durante le colonscopie di screening aumenta del 44% il tasso di identificazione delle lesioni del colon e porta a una riduzione dell’8,4% dell’incidenza di tumori colo-rettali. In sintesi, l’IA può potenziare ogni fase della prevenzione – dal targeting della popolazione alla diagnosi precoce – rendendo possibili interventi più tempestivi ed efficaci su larga scala. 

Prevenzione personalizzata: un approccio olistico per ciascun individuo 

Se da un lato l’IA aiuta a gestire la prevenzione a livello di popolazione, dall’altro è uno strumento formidabile per personalizzare il percorso preventivo del singolo individuo. Ciascuna persona, infatti, presenta una combinazione unica di fattori genetici, condizioni familiari, contesto sociale, abitudini e storia clinica che definiscono il proprio profilo di rischio e di salute. Una prevenzione davvero efficace deve tenere conto di questa unicità, adottando un approccio olistico alla persona: non ci si può limitare a guardare un singolo parametro (come il colesterolo o il peso), ma occorre costruire piani di prevenzione su misura che integrino tutte le dimensioni rilevanti della vita di un individuo. Ad esempio, due persone della stessa età possono avere bisogni preventivi molto diversi se una ha una familiarità per diabete e svolge un lavoro sedentario, mentre l’altra vive in un contesto socio-economico svantaggiato ed è esposta a stress cronico. 

In questo senso, l’IA permette di aggregare e interpretare una mole eterogenea di dati sul paziente per delineare un quadro completo: dati clinici e risultati di esami, indicatori di stile di vita, informazioni ambientali, fino ad arrivare ai parametri genetici possono essere incrociati da algoritmi avanzati per stimare con precisione i rischi individuali e suggerire interventi mirati. Concetti innovativi come la Cartella Clinica Personale illustrano bene questa potenzialità e che introduce al concetto di “Gemello Digitale”: si tratta di creare una Cartella Clinica del paziente, ad uso personale, alimentata in tempo reale con tutti i suoi parametri biologici e comportamentali, su cui simulare l’evoluzione dello stato di salute sotto vari scenari.  

Il diario quotidiano della salute: piccoli gesti ma grandi benefici 

Un elemento pratico e fondamentale di ogni percorso preventivo personalizzato è il diario della salute. Tenere traccia quotidianamente del proprio stato – annotando parametri come i sintomi, l’alimentazione, l’esercizio fisico svolto, l’umore, la qualità del sonno, ecc. – può sembrare un gesto semplice, ma ha un impatto significativo. Questo “diario” (oggi spesso in forma di app sullo smartphone o di dispositivo indossabile che registra automaticamente alcuni dati) svolge diverse funzioni cruciali. In primo luogo, aiuta la persona a prendere coscienza delle proprie abitudini e condizioni giorno per giorno, stimolando un ruolo attivo e riflessivo: ad esempio, segnare i bicchieri d’acqua bevuti o i passi effettuati spinge gradualmente ad autocorreggere eventuali deficit (come l’idratazione insufficiente o la sedentarietà). In secondo luogo, il diario della salute fornisce a medici e caregiver informazioni preziose e dettagliate sull’andamento nel tempo di parametri e comportamenti, dati che sarebbero altrimenti difficili da raccogliere durante le visite sporadiche. Avere a disposizione i dati di un monitoraggio continuo consente di cogliere per tempo certe tendenze, come un calo progressivo della qualità del sonno o un aumento della glicemia sotto stress, e di intervenire precocemente con consigli o aggiustamenti del piano preventivo. 

L’intelligenza artificiale amplifica il valore di questi diari digitali: algoritmi di data analysis possono analizzare le registrazioni giornaliere di un paziente e individuare correlazioni o anomalie invisibili a occhio nudo, ad esempio segnalando se un certo sintomo compare in concomitanza con un farmaco, oppure se nell’ultimo mese l’aderenza all’attività fisica è scesa sotto un livello di guardia. In prospettiva, si potrebbe arrivare a veri e propri “assistenti virtuali” che dialogano quotidianamente con la persona: leggono il diario, forniscono feedback immediati (“Oggi il tuo tono dell’umore sembra più basso del solito, una passeggiata all’aria aperta potrebbe aiutarti”) e adattano continuamente i consigli di prevenzione in base all’evoluzione dello stato di salute. Il diario quotidiano, integrato con sistemi di intelligenza artificiale, diventa così il fulcro di un modello di prevenzione proattivo: non più controlli medici saltuari e standard uguali per tutti, ma un accompagnamento costante e su misura, dove ogni giorno si aggiunge una piccola ma importante pietra verso l’obiettivo di mantenersi in salute. 

L’intelligenza artificiale applicata alla prevenzione ha il potenziale di rivoluzionare il modo in cui ci prendiamo cura della nostra salute prima che sopraggiungano le malattie. Valorizzare la prevenzione significa mettere al centro l’individuo sano (o a rischio), fornendogli strumenti per rimanere tale il più a lungo possibile. Grazie all’IA, questo obiettivo ambizioso diventa sempre più realistico: sistemi intelligenti possono coinvolgere e supportare le persone nei loro percorsi quotidiani di benessere (engagement ed empowerment), garantirne l’aderenza con minore sforzo, e contemporaneamente alleggerire il lavoro degli operatori sanitari tramite l’automazione e l’analisi avanzata dei dati. Il risultato atteso è duplice: da un lato cittadini più sani, attivi e consapevoli, dall’altro un Servizio Sanitario Nazionale più sostenibile perché meno gravato da malattie che si sarebbero potute evitare. In definitiva, investire nell’intelligenza artificiale per la prevenzione oggi significa gettare le basi per una sanità più proattiva, personalizzata e partecipata domani, in cui “prevenire” non sarà soltanto uno slogan, ma una pratica diffusa e facilitata dalla tecnologia, per il bene di tutti. 

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